MODESTA COMPAGNIA DELL'ARTE
due Signore e un cherubinO
Spettacolo del 04/05/2016
Teatro Alemanni
Con
Valentina Moles
Claudia Grazioli
Domenico Sgambato
regia
Maurizio Tonelli
musiche originali
Nicola Olla
trucchi
Patrizia Angelone
video
Roberto Cerè
Locandina
Video
Sinossi
Due Signore e un Cherubino è una pièce scritta intorno al 1987 dalla poliedrica artista: Goliarda Sapienza.
A ispirare l’opera fu l’amicizia vivace e sui generis che venne a istaurarsi tra la stessa scrittrice e la signora Marzotto, famosa per essere la mondina più mondana dell’alta società di quei tempi.
Questo testo elegante e denso di dialoghi scintillanti contrappone una donna ricca ma insoddisfatta (Marta) a una donna povera di danari ma ricca di talento (Piera); nonostante l’esplicita differenza che le leghi, entrambe stringono un rapporto così intimo da spingerle a condividere tutto: compresa la deliberata scelta di farla finita per sempre.
Durante un pomeriggio ozioso e come di consueto ricco di confidenze, le due amiche decidono di suggellare la loro intimità condividendo il gesto più eclatante che in questa vita si possa contemplare: il suicidio.
Dialoghi fluttuano tra le coscienze di queste due donne e abitano il tempo che le separa dal rituale mortifero e al contempo gioioso che stanno per compiere.
A disattendere il progetto delle nostre due amiche, ci pensa un giovane e aitante ragazzo (il cherubino), conturbante, misterioso e profondamente persuaso dal chiaro-scuro di questa vita, come un arcobaleno che porta con sé sia pioggia che sole, incoraggia nuovi eventi per i soggetti.
Le due amiche lo accolgono, lui si concede, l’incontro delle loro anime ridefinisce nuove istanze, narcotizzando per il momento quel fuoco vano che alleggiava tra quelle pareti; vivere e morire acquistano, allora, nuove densità e l’inaspettata simbiosi che si viene a creare tra di loro si fa vascello per passare di vanità in vanità.
Note di regia
Quel che si propone è una regia mirata a mettere in rilievo i dialoghi dei personaggi, l’alterità che li lega, l’estrema sintonia che al contempo si instaura tra di loro e il divertente gioco di seduzione che fa da scena al loro dramma.
Su questo tessuto di dialoghi ho cercato di valorizzare la spiccata naturalezza con cui soprattutto le due protagoniste, credo, siano state pensate dalla scrittrice. Mi piacerebbe che il pubblico fosse trasportato invisibilmente in quella stanza, per rubare quell’intimità, sempre in bilico tra lo strappo e la riconciliazione.
Insomma, forse ambiziosamente, spererei che lo spettatore si senta partecipe di una sorta di ratto, di un nobile saccheggio di quella comunanza di anime che rende questa amicizia profondamente libera.
La colonna sonora scritta per lo spettacolo acuisce i momenti in cui i personaggi sembrano un solo corpo, quasi dotandoli di una guaina che li ripara dalle loro incongruenze e dalle diverse strade che la vita li ha portati a vivere.
La suggestione che questo testo mi ha donato e che spero di restituire agli spettatori è che, sebbene la vita presti il fianco a continue forme di complessificazione, ciò che ci restituisce la vera umanità è saper estrarre la bellezza dagli eventi, anche i più semplici, spesso inaspettati, come una semplice festa a cui si decide di accodarsi.
Le rispettive vanità e le difficoltà legate all’esistenza allora sembrano svanire. Il valore delle cose emerge come un lampo, come una sorta di schizía creatrice che irrompe nelle vite dei “miei” personaggi e sembra pacificare sia loro che il pubblico.