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LA MONACA DI MONZA

GERTRUDE – La voce negata

C’è un nome che pesa come una condanna, un abito cucito addosso che non lascia respiro. Gertrude — la Monaca di Monza — non è più solo personaggio relegato a un margine dei Promessi Sposi: qui reclama il centro, prende la scena, trasforma la pagina in carne e voce.

Un’icona sospesa tra colpa e desiderio

Dal romanzo di Manzoni emergono frammenti che si intrecciano con documenti storici e materiali evocativi: ciò che era storia lontana si fa eco vicinissima, corpo ferito e femminilità negata. Gertrude diventa icona tragica, costretta a vivere nel sacro quando avrebbe voluto vibrare nel profano, figura prigioniera che non smette di interrogarci.

Voci che rompono il silenzio

La parola manzoniana, rigorosa e pietosa, diventa ritmo scenico: sussurri, fratture, grida spezzate che raccontano una violenza sistemica. Sul palco, la scena spoglia si riempie di presenze invisibili — il potere, la Chiesa, la vergogna — che abitano ogni gesto, ogni pausa. Non c’è musica di contorno: c’è piuttosto un’eco che si insinua, un presagio che amplifica il dramma.

Un viaggio tra i carceri della vita

Dal carcere familiare al carcere monastico, fino a quello penale: il percorso di Gertrude non è solo una biografia, ma una mappa di prigionie che si specchiano l’una nell’altra. Eppure, in questa catena, qualcosa resiste: una voce che si oppone al silenzio, che continua a chiedere ascolto anche quando tutto sembra già scritto.

Uno sguardo oltre la pagina

Gertrude – La voce negata non è soltanto la storia di una monaca ribelle. È un invito a guardare oltre la superficie del testo, a riconoscere il grido nascosto sotto le parole, a vedere in lei non solo un mito letterario, ma il simbolo di una libertà soffocata.

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monologo drammatico

da

Alessandro Manzoni

con

Ivonne Capece

costumi e concept Visivo

Micol Vighi

produzione

(S)blocco5

Bologna

Durata 60 min

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