

MODESTA COMPAGNIA DELL'ARTE

ONE MAN AMLET

"Amleto, Un Po' di Confusione e Tanto Teatro"
Questo spettacolo non è solo un omaggio a Amleto, ma un atto di amore sconfinato e un po' folle verso il più famoso indeciso della storia del teatro. È una versione che mescola il grottesco, il drammatico e, perché no, anche un pizzico di autoironia – perché chi non ride nel profondo delle proprie angosce? Qui, l’Amleto di Shakespeare diventa non solo un principe danese con un’esistenza travagliata, ma anche un uomo che lotta, come noi tutti, con il peso di un mondo che lo schiaccia. Il fardello esistenziale? Più che un fardello, sembra un sacco pieno di domande che nessuno ha voglia di rispondere. Ah, la contemporaneità! Quella trappola dove ci si trova a fare conti con la vita che ci scivola via mentre siamo troppo impegnati a fare il selfie giusto.
Un Amleto, Dunque, da Oggi, Non da Ieri
L'Amleto che vediamo sul palco non è il solito principe tragico, ma un uomo che chiede aiuto con una faccia perplessa e una battuta sarcastica pronta. È un po’ come noi, ma con una corona. Le domande che si pone, in fondo, sono anche le nostre: “Esiste una risposta alla vita?” “La sanità mentale è davvero un concetto da manuale, o solo un altro capriccio della società moderna?” E mentre si perde nei suoi pensieri, si rende conto che, a furia di cercare la verità, finisce per distruggere qualsiasi pretesa di “normalità” che la società ci impone. E qui scatta la risata: non è che a forza di cercare risposte alle grandi domande della vita non facciamo altro che perderci in un labirinto fatto di frasi celebri, equivoci e conversazioni con il fantasma del padre. È la versione shakespeariana di una crisi esistenziale da "stiamo parlando di tutto, ma non di ciò che conta!"
La Quarta Parete? Abbattiamola!
Dissacrante? Assolutamente sì. Attuale? Sospetto che più di uno in platea stia pensando: “Ecco, questo è Amleto che potrebbe andare a un talk show, e magari si arrabbia con i conduttori per non aver capito il suo dramma interiore.” Ma non è solo il sarcasmo a prevalere. Il nostro Amleto è un urlo disperato, un uomo che non ha mai trovato davvero un luogo dove esprimere la propria umanità in un mondo dove le emozioni sono state ridotte a clic e hashtag. E quindi lo vediamo sbattere contro la nostra realtà, con il suo focus psicologico che punta su ciò che oggi chiamiamo "normalità", quel concetto che potrebbe anche essere definito “un'etichetta scomoda e generica che mettiamo sulle cose che non capiamo”.
Un Percorso Psicologico, Senza Esito Ma Con Tante Emozioni
Lo spettacolo si trasforma così in un viaggio psicologico che è tutto fuorché ordinario. Il pubblico non è più solo spettatore, ma quasi un partecipante involontario a un viaggio nella mente, nei suoi angoli più oscuri e più inquietanti. Ci troviamo faccia a faccia con le nostre paure, i vizi che fingiamo di non avere, le virtù che tanto amiamo sbandierare ma che difficilmente mettiamo in pratica. E in fondo, il messaggio dell'Amleto che vediamo non è poi così drammatico. Si tratta solo di un piccolo, grande, folle invito: “Emozioniamoci. Perché vivere senza passione è un po’ come fare il figo senza sapere perché.”
Il Grande, Enorme Compito dell’Essere Umani
E se c’è una cosa che questo Amleto insegna, è che la vita, sì, è un dramma, ma a volte è anche una farsa. O un atto di bellezza che ci sfugge ogni volta che ci dimentichiamo di viverla con tutta la sua poesia. Forse non troveremo mai le risposte, ma almeno possiamo ridere mentre cerchiamo. E chi se ne importa della normalità? La vita è tutto tranne che “normale”, ma forse è proprio questo a renderla interessante. E l’Amleto che vediamo non vuole salvarsi, vuole solo vivere.



Dramma
di
Jacopo Cavallaro
con
Jacopo Cavallaro
regia
Jacopo Cavallaro
produzione
Jamà
Roma/Catania
durata
60 min.